domenica 22 aprile 2018

Un anno fa ci lasciava Michele Scarponi. Niente è cambiato o poteva cambiare.


Oggi è trascorso un anno dalla tragica scomparsa di Michele Scarponi. Il silenzio e l'incredulità soffia ancora come il vento, nei ricordi di chi lo ha conosciuto. Sarà per il fatto che Michele era "uno di noi", sarà perché era una persona straordinaria e il suo sorriso era un dono, sarà perché lui è diventato  il "capitano" di quanti pedalando sono morti sulle strade, ma il suo ricordo, ogni giorno è sempre più forte e la sua storia di campione è diventata la nostra storia. Dunque niente è cambiato o  poteva cambiare nei nostri ricordi del compianto campione marchigiano. Purtroppo niente è cambiato o poteva cambiare nelle condizioni di sicurezza di chi pratica lo sport più bello del mondo, il ciclismo. Ancora un altro incidente ha coinvolto dei ciclisti, nella specie, i colleghi dell'ASD Ciclistica Piovese. E' un bollettino di guerra urbana che si aggiorna ora dopo ora, giorno dopo giorno. I ciclisti coinvolti in incidenti stradali sono sempre di più, nonostante ciò sono sempre di più, le persone che decidono di iniziare questo affascinante ed impegnativo sport. Numeri in crescita esponenziale. Eppure ciò non porta lo Stato a riflettere sull'urgenza di risolvere l'emergenza. Lo Stato non mette in sicurezza i ciclisti. L'Italia per storia e cultura vive un permanente stato di emergenza, e anche le morti sulle strade sono un emergenza senza fine. C'è tanta rabbia ed incredulità. Ma se i numeri delle auto in circolazione continueranno a crescere in modo esponenziale, e pare che il trend non si arresterà nei prossimi anni, le strade saranno sempre più strette per tutti. La soluzione. Salviamo e “confiniamo” i ciclisti nelle ciclabili protette in città e nelle ciclovie extra urbane, infrastrutture impossibili o almeno difficili da realizzare sull'intero territorio, per uno Stato che non investe nelle infrastrutture; certo le nostre strade sono piene di buche e voragini, un motivo in più per realizzare delle “aree” protette dagli automobilisti. I ciclisti hanno diritto di circolare, ma sulle strade comuni gli automobilisti non ce li vogliono e per questo subiscono, quando va bene, le loro umiliazioni e prepotenze; del resto molti automobilisti, sono sempre di più affaccendati a parlare al cellulare, a chattare, vedere filmati sullo smartphone, a fumare, a distrarsi con cazzate varie, persino a mangiare o a fare sesso, vuoi che si concentrino anche sulle sagome sgradite ed ingombranti dei ciclisti ! 
Molti automobilisti non comprendono che la distrazione al volante, uccide e procura lesioni alle persone. Tagliare la strada, sorpassare senza rispettare una distanza di sicurezza, persino sulla destra,  un ciclista pensando di fare prima del suo lento e "fastidioso" pedalare, è un atto di arroganza, inciviltà e di intolleranza, prima che un illecito. Possiamo continuare a parlare e scrivere sull'annoso argomento, ma le cose non cambiano e forse non cambieranno mai; del resto accade in tutto in buona parte del mondo urbano. Non tutti hanno la fortuna di vivere in Olanda e Danimarca, dove i ciclisti sono la maggioranza, e le infrastrutture sono pensate per le due ruote silenziose. Qui in Italia, la nostra condizione di precarie esistenze umane e sociali si conferma anche sulle strade. Ogni volta che usciamo per allenarci non sappiamo se ritorneremo a casa, sembra la parodia, di un film di guerra o di azione, ma purtroppo è la realtà, amara e devastante di un comune cittadino in tempo di pace che abbia l’ardore di pedalare. 
E pensare che se i ciclisti smettessero di pedalare metterebbero in ginocchio l'intero settore con tutto l'indotto; aumenterebbe la crisi economica; ciò nonostante lo Stato non li aiuta, non li protegge, chiede solo !
Ai ciclisti di Piove di Sacco, coinvolti nel recente incidente stradale, va tutta la solidarietà e la vicinanza. 
E' un momento difficile per tutti noi, che viviamo la condizione di "fastidiosi" utenti della strada.
Un abbraccio alla ASD Ciclistica Piovese e a tutti i ciclisti del mondo.


1 commento:

  1. Ciao Claudio,
    Voglio esprimere anch’Io solidarietà e vicinanza alla ASD ciclistica Piovese ed unirmi all’ideale abbraccio per loro. Non serve aggiungere altro a ciò che hai scritto. C’è già tutto quello che serve a spiegare con chiarezza la situazione di incertezza e pericolo per ogni persona che fa uso di una bicicletta qui in Italia. Purtroppo non posso che confermare quanto sia sempre più pericoloso pedalare su strada..credo siano pochi gli allenamenti degli ultimi anni in cui non abbia rischiato almeno una volta di essere travolto..e per fortuna che non vediamo ciò che avviene alle nostre spalle..a tal proposito io ho acquistato il radar della garmin che un piccolo aiuto in tal senso lo dá. Io credo che le istituzioni dovrebbero seriamente mettersi a considerare soluzioni a questo problema. Magari non potrà essere risolto ma, con buona volontà ed impegno sicuramente almeno qualche passo in avanti si potrà fare verso un cambiamento..anche di mentalità magari attraverso serate di sensibilizzazione ai cittadini (basti vedere l’atteggiameanto verso pedoni e ciclisti da parte dei turisti tedeschi ed austriaci).
    Grazie.
    Saluti .
    Lorenzo

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