lunedì 1 maggio 2017

La cronaca estemporanea della 16^ tappa del Giro del Centenario.

Le chiavi di lettura della 16^ tappa del Giro del Centenario sono la congestione della maglia rosa e la forza indomita di Nibali. L'olandese Dumoulin non ha indossato la mantellina e lo stomaco pieno di zuccheri, si è ribellato al freddo, fermandolo con una congestione.. Forse sarebbe bastato, indossare la mantellina, prima della discesa; colpa dell'ingenuità o timore di perdere tempo ad indossarla, prima dello scollinamento dello Stelvio. Saperlo arrischia ogni spiegazione. Evento topico scritto nella cronaca di questo giorno alpino, destinato a rimanere chiuso negli almanacchi, quello della maglia rosa, scesa dalla bici, ad improvvisare un imbarazzante fuori onda, oramai incapace di contenere il fastidioso dolore, per svuotarsi dal terribile impulso. Perdere minuti e riprendere a pedalare, senza più un compagno di squadra, almeno ad incoraggiarlo, nella sua rincorsa solitaria. Il ciclismo è uno sport individuale, ognuno corre con le sue gambe, che ne dicano i giornalisti non praticanti il ciclismo. Le tappe alpine non sono cose per tutti i ciclisti, sono per gli indomiti, per quelli più folli, che non hanno timore di consumarsi sulle ascese, per coloro che amano pedalare in silenzio, nella solitudine, in compagnia solo del rumore della catena e del respiro, per quanti non sanno arrendersi in quota; c'è bisogno di coraggio esistenziale, per sfidare la montagna, per pedalare verso il cielo. E allora un indomito, campione che viene dal mare, un siciliano dal nome di Nibali, chiamato dai suoi tifosi, lo Squalo, forse ha riaperto la corsa rosa, recuperando persino sull'uomo in fuga, finendo per vincere la tappa, con uno sprint, ispirato dalla forza mentale. La condotta di gara di Nibali è stata lucida ed esperta. A ritrarlo magnificamente ci sarà l'immagine, di quando, appena prima di un tornante, lanciato in velocità, egli ha saltato con l'intera bici, una pozzanghera di neve sciolta, per evitare di bagnare i tubolari, e prendersi rischi in una discesa, ancora dura a morire. Ci vuole esperienza e coraggio. Dumoulin forse potrà recriminare, la mancanza di fair play del gruppo dei big, per non averlo atteso. E' vero. I corridori possono essere irriconoscenti per vocazione alla competizione e  nessuno potrà negare alla maglia rosa, il merito di averlo fatto, nella tappa precedente, con un avversario diretto, caduto ad una curva. Ingratitudine o fair play tattico quello invocato dall'olandese ? Non lo sapremo mai. Il ciclismo è la metafora della vita. Il Giro non e' riaperto; lo vincerà l'olandese volante. Comunque lp spettacolo deve andare avanti.  Silenzio e gambe. Il ciclismo non è salotto. Saluti ciclistici. 




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